sabato 2 agosto 2014

OFER: IL FISCHIO DEL PROIETTILE

foto fornita da una compagna


Prigione di Ofer, Ramallah. Non è la prima volta che vi sono manifestazioni qui davanti, sia contro l'occupazione, sia per la solidarietà ai prigionieri (molti bambini) chiusi qui dentro. Questa volta era per Gaza.
I “comitati popolari” hanno indetto la marcia che parte dalla Moschea di Betunja (il piccolo villaggio vicino ad Ofer), ma gli shebab arrivano prima davanti alla prigione e preparano il campo per la lotta. Sono lì con loro e i paramedici.
Inizio a filmare, ogni tanto tirano qualche pietra, i soldati sono lontani anche se tengono tutti sotto tiro. Anche questa volta davanti ad Ofer ci sono shebab di tutti i colori, come al solito è bellissimo.
Ma, mentre, gli shebab, fermi, guardano in lontananza i mostri nazisti vestiti di nero..partono dei colpi. I nazisti israeliani sparano proiettili veri. Sento il sibilo nelle orecchie, come se il proiettile mi fosse passato vicino.
Uno shebab mi dice “fino a quando sparano e senti il sibilo è un bene, è quando sparano e non lo senti...significa che quel proiettile ha colpito te”. E ne trovo conferma dal video quando monto le immagini: gli shebab che sono stati colpiti non si erano mossi a differenza degli altri intorno che si sono abbassati o protetti.
Iniziano a sfilare i feriti, alle gambe da proiettili.
Dal fondo della strada, intanto, arriva la marcia dalla Moschea con megafono e molte persone. Quando arrivano lì davanti qualcuno inizia a discutere con qualche shebab perchè ha la bamndiera di Hamas sulle spalle o per coprirsi il volto. Finisce che qualche shebab manda a fare in culo i comitati popolari e se ne va.
Poi, i soldati nazisti israeliani sparano una pioggia di gas. Tutti corriamo indietro anche se il vento, almeno in quel momento, gioca a nostro favore. La maggior parte dei partecipanti alla marcia organizzata se ne va dopo aver parlato con i media. Fine della loro partecipazione.
Rimangono gli shebab, a lottare e la lotta si sposta nel villaggio. Vengono sparati un paio di fuochi d'artificio e si continua con le pietre. I soldati piazzano dei cecchini su un tetto e altri di loro sulla strada; continuano con i proiettili veri uniti a rubber bullet e gas. Di tutto un po'..E continuano i feriti, anche da sparo diretto di gas e rubber bullet.
Sulla strada principale i solati avanzano e si fermano dietro ai cassonetti che gli shebab avevano messo come protezione e......boom, qualcosa gli esplode. Non so se gli sia esploso il fucile in mano o se sia stata una molotov.
Su quella collina si rimane circa un'ora (sono passate 4 ore dall'inizio). Si esaurisce la batteria della mia videocamera, si esauriscono le batterie anche dei miei colleghi delle macchine fotografiche.
Ma è da qui in poi che inizia il momento forte della Resistenza: gli shebab arrivano davanti all'ingresso della prigione. I nazisti sono aldilà del cancello.
Gli shebab riempiono la collina, tirano così tante pietre che puliscono l'intera collina. Arriva una macchina della border police su un fianco e spara la pioggia di gas, ma essendo più bassa rispetto alla collina, gli shebab ricevono spari diretti. Un ferito alla testa sanguinante viene soccorso, un altro viene colpito alla schiena, un paramedico per portare il suo soccorso rimane gravemente soffocato dai gas.
Passa circa mezz'ora e tutti gli shebab ritornano in postazione sulla collina. Un gruppetto di loro, però, si concentra sul filo spinato che c'è intorno alla prigione e tagli dopo taglio....apre il varco. Iniziano a tirare tutto il rotolo di filo spinato, a mani nude.
Scendono ancora più vicini alla prigione e continuano a tirare pietre da lì fino a quando quei 10 soldati davanti all'ingresso non se ne vanno. Verranno sostituiti da una jeep in corsa che ri spara gas e rubber bullet.
E' sera, c'è il tramonto, si ritorna verso il villaggio esausti... Parlo con alcuni shebab, qualcuno Gazzavi. Mi dicono che hanno perso famigliari sotto ai bombardamenti a Gaza. Mentre tiravano le pietre dicevano cose ridicole ai soldati e tutti ridevamo. Un altro mi indica uno shebab grasso e mi dice “lo vedi lui? E' così perchè mangia i soldati..”
Un altro mi dice “se non ridiamo e se non facciamo così, come facciamo a Resistere?”
Quando però arriviamo sull'altro versante del villaggio troviamo l'amara sorpresa: la border police e i soldati si erano posizionati al confine aspettando gli shebab.
Due shebab si avvicinano scendendo la collina (nota bene: solo due, loro sono una ventina). Davanti a una situazione così è fin troppo facile per i soldati, gli basta sparare un gas lacrimogeno e invece, cosa fanno? Sparano proiettili veri contro uno shebab e lo feriscono alle gambe.
Ho ancora nelle orecchie le sue urla, mentre viene portato in braccio e posato sull'asfalto.
L'ambulanza era già andata via e si attende perchè arrivi. Arriva sul posto dopo 10 minuti e quando arriva i soldati sparano una pioggia di gas sul gruppo e sull'ambulanza.
Il ragazzo viene caricato e portato all'ospedale di Ramallah dove ci sono gli altri feriti: 7 da proiettili veri, una quindicina da sparo diretto di gas o rubber bullet.
Prendiamo il service per ritornare verso casa, ma dopo circa 5 minuti che siamo seduti arriva una telefonata “ho appena saputo che è morto un mio amico, negli scontri di Safa (Ramallah), aveva 19 anni”. Un martire che sventolava una bandiera ed è stato ucciso da proiettili veri israeliani.
Fine della giornata dove era stata dichiarata di “tregua”.

Onore alla Resistenza.

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