lunedì 3 marzo 2014

PALESTINESI PRIGIONIERI DEL CONSOLATO ITALIANO?

Mesi fa ho invitato in Italia alcuni Palestinesi che hanno partecipato al mio film. Ho scoperto allora che nel novembre 2013 la legge sulla procedura di visti per l'Italia è cambiata. I palestinesi che hanno ricevuto l'invito per l'Italia devono recarsi presso il nostro Consolato e rilasciare le impronte digitali.
Per quanto riguarda la Cisgiordania ecco l'ostacolo: il Consolato Italiano si trovava a Gerusalemme e la maggior parte dei palestinesi non vi ha accesso perchè gli viene impedito da israele. . In quel momento si scatenò una vera e propria mail-bombing e i nostri invitati arrivarono in Italia. Ora apprendo con felicità che il nostro Consolato ha provveduto ad aprire un ufficio a Ramallah per le procedure di visto per tutti i palestinesi. Bene!
Però mi giunge questa notizia su Gaza: il Consolato Italiano non ha fornito la macchina per il rilievo delle impronte digitali a Gaza, pertanto i palestinesi che ricevono invito per l'Italia non hanno modo di lasciare Gaza.
Domanda diretta al Consolato/Governo Italiano: è questo un modo “democratico” per imprigionare oltremodo i Palestinesi a Gaza?
Sicuramente ne limita la mobilità e nel momento in cui si limita la libertà di una persona si commette un atto di violenza.
Mi auguro che il Consolato Italiano profumatamente pagato dai cittadini provveda al più presto a fornire della macchina necessaria Gaza, ma nel caso non riuscisse, può sempre tentare di abbattere quella struttura in cemento alta 8 metri e lunga 700 km che si chiama “muro dell'apartheid” e che crea queste problematiche.
Un particolare, i palestinesi per avere il visto parrebbe stiano pagando 60 + 90 dollari; se il visto gli viene rifiutato i soldi non vengono resi..... E' corretta questa procedura?




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