martedì 15 aprile 2014

IL MIO FRUTTIVENDOLO E' UN EROE

 A Nablus, nel suk vado sempre a comperare la verdura da un omino con gli occhi buoni e mi da la verdura a poco prezzo. Non ha un negozio, solo una bancherella. Qualche giorno fa mi ha chiesto cosa faccio qui in Palestina e quando gliel'ho detto mi ha risposto “grazie a tutti voi per essere qui, la vedi questa foto sulla parete della casa? E' mio figlio, è in prigione, gli hanno dato 30 anni”. Mi ha spaccato il cuore e questa storia inizia così, come una delle tante storie della seconda intifada.

E' aprile 2002, siamo nel suk a Nablus. Il suk di Nablus è bellissimo, fatto di portici bassi e vie molto strette, tutto in pietra. E' la vera vita di Nablus. Quando scende la notte però, in quelle stradine buie arriva il mostro. Siamo in piena seconda intifada. Israele arriva nel suk con un lanciamissili largo quanto la stradina del suk e spara nel suk, sulle case, mentre i Palestinesi sono dentro. E' un disastro. Hussein è un fruttivendolo, viene colpito da proiettili e schegge varie alla testa, alle braccia e alle gambe.
Agosto 2002, israele piazza dei cecchini sulla collina, è sera tarda e iniziano a sparare da quella collina verso il suk. Feriscono centinaia di persone, feriscono il figlio di Hussein e ammazzano il fratello di Hussein. Erano sul terrazzo che stavano parlando.
Hussein ha un figlio, Ahmad Hussein, 21 anni e lavora nella polizia palestinese. Dopo quest'ennesimo attacco e dopo che israele si è presentato lanciando missili nel suk, Ahmad decide di difendere la Palestina, la sua famiglia, di fare il suo lavoro. Tenta di piazzare una bomba per l'arrivo dei soldati nel suk di Nablus, i soldati arrivano, gli sparano, lui risponde al fuoco ferendo un soldato.
Novembre 2002, è notte e Ahmad sta dormendo nella casa della sorella. Israele trivella di spari la casa. Ahmad ha paura per la sorella e non reagisce. Viene arrestato.
Il processo si svolge in modo a dir poco “delinquente” perchè è all'interno della prigione e senza un avvocato difensore.
Ahmad Hussein viene condannato a 30 anni di prigione. In prigione la polizia israeliana gli fa visita con i cani e viene attaccato da essi.
Ahmad Hussein è malato, urina sangue e ha problemi allo stomaco. Se dovesse scontare tutta la condanna sarà libero a 51 anni. Per i primi 4 anni nessuno ha potuto far visita ad Ahmad in prigione, ora ogni 6 mesi possono fargli visita i suoi genitori e le sorelle. La sorella più piccola ha 10 anni, quindi non ha mai potuto abbracciare o toccare Ahmad, l'ha conosciuto attraverso un vetro. Ahmad in prigione, nonostante tutto, sta studiando e il padre è felice di questo.
Due anni fa il padre, che vende la verdura a me a poco prezzo nel suk, ha preso un avvocato che ha fatto riaprire il processo perchè svolto senza l'avvocato difensore. Il padre è speranzoso che Ahmad entro un anno venga liberato.
Faccio qualche foto alla bancherella di Hussein, alla foto del figlio con vicino le date di possibilità di visita in prigione. Il tutto posizionato sulla parete della casa trivellata dai missili e dalle pallottole. Chiedo ad Hussein se ha un messaggio da scrivere in questo articolo per gli altri Paesi e mi risponde: “la Palestina vive sotto due occupazioni, quella israeliana e quella dell'ANP”.
Due più due fa quattro, suo figlio era un poliziotto dell'ANP, ma la polizia palestinese normalmente non interviene per difendere i Palestinesi.

Pensate a quest'immagine quando sentite i media che chiamano i Palestinesi “terroristi”, pensate ad Hussein, che vende la verdura, con gli occhi dolci e pieni di lacrime e trivellato sul corpo dai proiettili israeliani. Pensate ad Ahmad che per difendere i diritti umani, la sua famiglia e la Palestina ora è in prigione, pisciando sangue, per 30 anni.





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